Morgia, responsabile anti-pirateria di Ifpi: «Ai opportunità per la musica, ma anche potenziale arma per i pirati»

Nei giorni scorsi, a Milano, si è tenuto l’Ifpi Content Protection and Enforcement Summit, vertice mondiale anti pirateria musicale tra delegati Ifpi provenienti da tutto il mondo con qualche ospite esterno che portava la propria expertise. Per noi è stata l’occasione di un confronto con Melissa Morgia, director of Global content protection di Ifpi, ossia la responsabile delle attività anti pirateria della confederazione mondiale delle major.

Quanto vale la pirateria nel mondo e in particolare in Italia?
La pirateria è oggi un problema importante per l’industria musicale, che continua a lavorare per affrontare questa pratica illegale nelle sue molteplici forme in continua evoluzione. Il Music Consumer Study dell’Ifpi ha rilevato che il 30% delle persone in tutto il mondo (e il 28% in Italia) pirata musica regolarmente. L’Ifpi stima che nel 2022 siano stati scaricati illegalmente 13 miliardi di brani musicali.

Si è detto che lo streaming premium ha inferto un duro colpo alla pirateria. Ma in quali forme sopravvive?
Con la continua evoluzione dei modi in cui i fan possono interagire con la musica e viverla, si evolvono anche le minacce alla pirateria.

Il principale problema di pirateria che l’industria musicale deve attualmente affrontare è lo stream ripping, il download illegale di contenuti musicali da piattaforme video come YouTube. Il Music Consumer Study dell’Ifpi ha rilevato che il 27% delle persone utilizza lo stream ripping (25% in Italia) per ottenere download gratuiti e permanenti di musica. Siti come SSYouTube, NoTube (la principale minaccia allo stream ripping in Italia) e Y2Mate ricevono centinaia di milioni di visite ogni mese da persone desiderose di scaricare musica illegalmente.

Lo streaming ripping non è l’unica minaccia: i cyberlocker continuano a essere un problema e spesso ospitano illegalmente milioni di brani musicali protetti da copyright. Alcuni, come Krakenfiles e Dbree, sono spesso utilizzati dagli uploader per ospitare fughe di contenuti musicali prima della loro pubblicazione, disturbando il lavoro degli artisti musicali e compromettendo il loro desiderio e la loro capacità di pubblicare musica alle loro condizioni. Siti di collegamento che forniscono un accesso diffuso a contenuti ospitati su cyberlocker o altri siti e server. Anche BitTorrent rimane un problema, in quanto offre la possibilità di scaricare con un solo click intere discografie di artisti. Molto spesso questi servizi di pirateria utilizzano servizi di intermediazione esterni al Paese che forniscono l’infrastruttura tecnica e supportare la loro funzionalità.

La pirateria si evolve anche in funzione dei cambiamenti tecnologici. Uno dei temi principali del Content Protection and Enforcement Summit dell’Ifpi, tenutosi a Milano la scorsa settimana, è stato quello delle applicazioni mobili prive di licenza che forniscono accesso a brani e album musicali in vari modi.  Le frodi sulle royalties, commesse generando artificialmente riproduzioni sui servizi di streaming, sono un altro motivo di preoccupazione che priva gli artisti e le loro etichette di introiti e richiede l’intervento delle autorità e di tutti coloro che sono coinvolti nella catena del valore della musica digitale.

Qual è il profilo dell’utente della pirateria?
La nostra attenzione si concentra soprattutto su coloro che permettono e facilitano la pirateria nelle sue diverse forme. Spesso si tratta di organizzazioni criminali che cercano di trarre profitto dal lavoro degli artisti e dirottare le entrate verso chi crea e investe nella musica.

Come valuta la risposta italiana al fenomeno e il lavoro svolto in materia da Agcom e Guardia di Finanza?
Sono partner fondamentali nella lotta alla pirateria in Italia. Un alto livello di fiducia e di cooperazione tra le autorità e il settore privato è essenziale per avere un impatto.

L’Agcom supervisiona uno dei regimi di blocco amministrativo più efficienti a livello globale. A oggi, su richiesta dell’organizzazione antipirateria italiana Fpm, l’Agcom ha bloccato 287 siti musicali illegali, tra cui 80 siti web di stream ripping, e ogni blocco in genere fa calare di oltre l’80% le visite a quel sito dall’Italia. Per esempio, prima che il dominio fosse bloccato dall’Agcom, Notube.net era visitato da 3 milioni di persone e all’epoca era la destinazione di stream ripping più popolare in Italia. Il blocco dell’Agcom ha portato a un calo del 93% delle visite nei mesi successivi. Inoltre, l’attività di Agcom ha un impatto continuo sullo stream ripping in generale. Dal 2019, quando l’Agcom ha iniziato a intervenire per conto dei titolari dei diritti, le visite totali ai siti di streaming ripping in Italia sono diminuite del 44,3%.

Il gruppo nazionale italiano dell’Ifpi, Fimi e Fpm, continua a lavorare a stretto contatto con l’Agcom e la Guardia di Finanza.  Entrambe le autorità hanno dimostrato la volontà di innovare e adattare i loro approcci per affrontare le minacce emergenti della pirateria.

L’intelligenza artificiale è un argomento molto attuale nel mondo della musica, lo è anche dal punto di vista della lotta alla pirateria?
L’industria musicale ha abbracciato l’intelligenza artificiale e le molte opportunità che offre, sia per quanto riguarda le licenze, sia per il supporto al processo creativo e ad attività più ampie come il coinvolgimento dei fan e il marketing.

Tuttavia, la tecnologia rappresenta anche una minaccia per il sostentamento degli artisti e per la capacità delle case discografiche di investire in nuova musica, quando la loro musica e/o le loro sembianze vengono utilizzate senza la loro autorizzazione per addestrare un sistema di Ia a produrre contenuti, come avviene nel processo di “clonazione vocale” e in alcuni altri processi che generano contenuti audio.

È fondamentale continuare a proteggere non solo il lavoro degli artisti, ma anche il loro suono unico e le qualità che permettono loro di entrare in contatto con tanti fan in tutto il mondo.