Estate 2023 piena di beghe tribunalizie per le popstar internazionali: dopo l’inchiesta al centro della quale si è ritrovata Cardi B, per aver risposto con il lancio del microfono alla fan che gli aveva tirato contro un bicchiere durante un suo concerto, stavolta sono Dua Lipa e Lizzo a essere protagoniste di vicende giudiziarie che hanno rispettivamente a che fare con diritto d’autore e molestie sul lavoro.
Nello specifico, Dua Lipa sta affrontando ancora una volta una causa per violazione del diritto d’autore per la hitdel 2020 «Levitating», questa volta da parte di un producer californiano che sostiene che la popstar britannica abbia utilizzato il suo lavoro nei remix della canzone senza autorizzazione.
Gli avvocati di Bosko Kante – si chiama così il ricorrente – hanno presentato lunedì 31 luglio una denuncia presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Centrale della California. Nella denuncia si legge che Stephen Kozmeniuk, uno dei producer accreditati su «Levitating», avrebbe contattato Kante nel 2019, chiedendogli di creare una voce talkbox da utilizzare nella canzone.
Per chi non lo sapesse, il talkbox è un dispositivo che consente ai musicisti di modificare il suono di uno strumento musicale utilizzando la propria voce: in pratica è l’attrezzo reso celebre da Peter Frampton negli anni Settanta con cui il nostro Pino Daniele apriva «‘Na tazzulella ‘e cafè».
Secondo la denuncia, Kante e i producer della canzone giunsero a un accordo verbale affinché la sua performance apparisse sulla versione originale dell’album della canzone, ma non su eventuali futuri remix. Nonostante questo presunto accordo verbale, la gig di Kante è apparsa su tre remix di «Levitating», compreso il remix con il rapper DaBaby, secondo la denuncia. La versione di DaBaby è diventata quella di maggior successo, con 767 milioni di visualizzazioni del video della canzone su YouTube e 1,8 miliardi di streaming su Spotify. Da qui il contenzioso.
Beghe ancora più grosse per Lizzo: tre sue ex ballerine l’hanno accusata di aver creato un ambiente di lavoro ostile, con tanto di comportamenti sessualmente denigratori.
La causa intentata presso la Corte Superiore della Contea di Los Angeles cita Lizzo, il cui vero nome è Melissa Viviane Jefferson, la sua società di produzione Big Grrrl Big Touring Inc e il direttore del suo team di ballo, Shirlene Quigley.
Le denunce presentate dalle querelanti Arianna Davis, Crystal Williams e Noelle Rodriguez includono molestie basate su sesso, religione, razza e disabilità.
Nella causa, le ballerine affermano di essere state costrette a toccare gli artisti nudi in uno strip club di Amsterdam alla fine di febbraio.
La Davis sarebbe stata costretta a partecipare a un servizio fotografico di nudo nonostante il suo disagio. La donna ha dichiarato di aver temuto di perdere il lavoro se non avesse assecondato le richieste di Lizzo.