Apple Music: Rolling Stones, Beach Boys e Neil Young arricchiscono il catalogo dell’audio spaziale

Estate ricca di novità per il mercato dello streaming, anche qui in Italia. Dopo l’adeguamento dei prezzi degli abbonamenti Premium di Spotify annunciato settimana scorsa (si passa a 10,99 euro per l’individual, a 14,99 per il duo, a 17,99 per il family, più lo Student a 5,99 euro), Apple Music annuncia l’ampliamento dell’offerta album in audio spaziale con nuovi titoli di quattro mammasantissima del rock and roll.

In occasione dell’80esimo compleanno di Mick Jagger, la compilation «Forty Licks» (2002) dei Rolling Stones si aggiunge agli album già disponibili in audio spaziale: «Tattoo You» (1981), «Goats Head Soup» (1973), «GRRR Live!» (2023), «Honk» (2019) e «Live At The El Mocambo» (1977).

Sul versante Beach Boys gl album classici «All Summer Long» (1964), «Little Deuce Coupe» (1963), «Shut Down, Vol. 2» (1964), «Surfer Girl» (1963) e «Surfin’ Usa» (1963) si aggiungono all’indimenticabile «Pet Sounds» (1966).

Nove gemme del catalogo di Neil Young («Everybody Knows This Is Nowhere» (1969), «After The Gold Rush» (1970), «On The Beach» (1974), «Zuma» (1975), «Comes A Time» (1978), «Rust Never Sleeps» (1979), «Freedom» (1989), «Harvest Moon» (1992) e «Mirror Ball» (1995), oltre ai già disponibili «Harvest» (1972) e Barn (2021). Nome significativo, quello dell’artista canadese, se consideriamo che a febbraio 2021 lasciò Spotify sbattendo la porta per questioni legate alle polemiche no vax.

A questa selezione non possono mancare le recenti rimasterizzazioni del catalogo dell’ex-Roxy Music e produttore Brian Eno, nonché una lunga lista di album essenziali della storia del rock già disponibili in audio spaziale, come «The Dark Side of the Moon» dei Pink Floyd (1973), «Rumours» dei Fleetwood Mac (1977) o «The Velvet Underground & Nico» (1967), le discografie di George Harrison, Talking Heads o The Doors. Senza dimenticare gli imperdibili «Revolver» (1966), «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band» (1967), «Abbey Road» (1969) e «Let It Be» (1970) dei Beatles.