E così abbiamo perso anche Jane Birkin, attrice e cantante inglese naturalizzata francese, icona degli anni Sessanta su entrambe le sponde della Manica. In Inghilterra girò «Non tutti ce l’hanno» (1965) di Richard Lester, capolavoro indiscusso del Free Cinema, e ovviamente «Blow-up» (1966) del nostro Michelangelo Antonioni. In Francia «La piscina» di Jacques Deray (1969). E scusate se è poco.
Sul versante musicale, ricordiamo il sodalizio durato 12 anni con l’incontenibile Serge Gainsbourg (nella foto Afp ritratti insieme nel 1970), culminato nella peccaminosa hit «Je t’aime… moi non plus» (1969) e nella nascita di Charlotte Gainsbourg due anni più tardi.
Celebrity Net Worth stima che, al momento della morte, il patrimonio della Birkin si aggirasse su 20 milioni di dollari. Non solo diritto d’autore e diritti connessi legati alla propria attività di attrice e interprete a rimpinguarlo, ma anche la moda. Il nome della Birkin è associato infatti a una famosa borsa disegnata da Jean-Louis Dumas che era il direttore generale di Hermès a metà degli anni Ottanta. In seguito a un curiosissimo «incidente aereo», durante il quale la Birkin e Dumas erano seduti l’uno accanto all’altra e la borsa di Birkin si rovesciò, facendo cadere tutto il suo contenuto, Dumas decise di disegnare per lei una borsa in pelle adatta alle sue esigenze. La borsa fu soprannominata «Birkin bag» e nel corso degli anni è diventata uno status symbol.
Oggi una Birkin Bag «normale» viene venduta a 11mila dollari. Alcune edizioni speciali hanno raggiunto centinaia di migliaia di dollari in aste private e pubbliche. Nel maggio 2017 un’asta di Christie’s ha venduto una borsa per 380mila dollari. Si dice che celebrità come Kim Kardashian siano «ossessionate» da queste borse e abbiano collezioni personali molto ampie.
Secondo quanto riferito, Hermès produce circa 70mila Birkin all’anno e la lista d’attesa per riceverne una può durare fino a sei anni. Una boutique di Miami specializzata nell’articolo ha venduto più di 60 milioni di dollari di esemplari in meno di dieci anni.
Nel 2015 Jane chiese a Hermès di non utilizzare più il suo nome sulla versione in coccodrillo della borsa, a causa di problemi di etica animale legati alle modalità di uccisione degli alligatori. Grazie a Hermès, il cognome Birkin è diventato un brand ambito da tantissime donne. Come se bastasse una Birkin per sentirsi Birkin.