Qualcuno, passeggiando in giro per Bologna, avrà notato il Duca Bianco che ci guarda dai muri. David Bowie è vivo e lotta insieme a noi. Anzi no, è morto, ma non per questo meno presente, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio musicale che ci ha lasciato e per l’immensa sua eredità che innumerevoli artisti di tutte le arti, in giro per il mondo, hanno raccolto. Non a caso proprio Bowie è al centro della prima puntata del progetto «Icons», una call for posters lanciata dal collettivo Cheap a Bologna, dedicata alle icone decedute.
Le uniche regole del gioco sono che l’icona scelta di volta in volta sia defunta e che i ritratti siano inediti. Uno sfogatoio mortuario collettivo, elaborato con sarcasmo, venerazione, black humor, totale mancanza di realismo: ognuno farà le proprie condoglianze nel modo che ritiene più opportuno. Con più di 50 anni di onorato servizio, Bowie ha incarnato una galassia di identità, definendo stili e attraversando generi, performando immaginari che hanno stravolto i paradigmi esistenti: Starman, Duca Bianco, talento pop, icona glam, suicida rock’n’roll, Re dei Goblin, eroe per un giorno, vampiro, uomo caduto sulla Terra, Ziggy, agente Jeffries, Lazarus, principiante assoluto.
«Se il lutto è davvero il prodotto di rappresentazioni collettive», dicono da Cheap, «ci interessa provare a testarle nel formato del manifesto nello spazio pubblico della città: lo vogliamo fare a partire da una delle ossessioni che ci incuriosiscono, quella per la morte di icone della musica, del cinema, dello spettacolo. Esistono siti aggiornati in tempo reale per informare il pubblico su quali personaggi famosi sono morti nelle ultime 24 ore, così che sui social network possa consumarsi il lutto di massa, un corteo di prefiche romane in versione digitale, un kaddish consumato a colpi di clickbait».
Difficile immaginare una prima edizione più centrata di quella dedicata a Bowie: 238 applications provenienti da 19 paesi, e tra questi 54 manifesti selezionati che, come consuetudine, sono installati, da metà marzo e per tutto il mese di aprile, per le strade di Bologna, celebrando così un divertissement dall’umorismo provocatoriamente macabro e dedicato all’impermanenza (foto di Margherita Caprilli).