A che punto siamo con la querelle tra Meta e Siae che ha portato il gruppo di Mark Zuckerberg a rimuovere dai propri social media la musica dei repertori amministrati dalla collecting leader del mercato italiano? Novità apprezzabili, nelle ultime ore, non se ne registrano. Diciamo che è il tempo delle dichiarazioni di intenti e delle moral suasion.
Sul mancato accordo «le competenze di Agcom sono un po’ incerte e da consolidare», ha detto il presidente di Agcom Giacomo Lasorella, nel corso della Relazione annuale Auditel. «Non ne abbiamo ancora parlato in consiglio – ha aggiunto -, ma occorrerà acquisire informazioni, al fine di intraprendere le azioni eventualmente di nostra competenza».
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini ha parlato di «segnale preoccupante» che «non penalizza solo la Siae ma anche la stessa Meta. Spero che lo stallo venga superato e si trovi un accordo equo. Tuttavia, questo episodio è suscettibile di configurarsi come un’ulteriore possibile macchia nella corporate reputation: l’immagine delle piattaforme social svuotate dei prodotti del lavoro creativo e intellettuale umano a causa di un mancato accordo economico non è edificante».
Il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone ha sottolineato: «Il ruolo svolto dalle piattaforme è, oggi, così preponderante nell’economia digitale che sono diventate dei veri e propri guardiani dell’accesso ai rispettivi ecosistemi digitali. Entrano in uno spazio, lo occupano e chiudono il cancello. Il caso Meta-Siae ne è esempio e la commissione Cultura chiederà, con una risoluzione, il ripristino del negoziato».