«Stupisce che sia proprio Rai a disconoscere il valore dei contenuti che incorpora nelle proprie emissioni». Mariano Fiorito, direttore generale di Scf, esprime perplessità riguardo la replica dell’emittente di Stato in merito alla querelle emersa negli ultimi giorni riguardo i presunti mancati pagamenti, da parte del servizio pubblico, di diritti spettanti ai produttori discografici.
«Anche Scf ha dovuto promuovere diverse azioni legali per recuperare i compensi che Rai ha deliberatamente deciso di non pagare a produttori fonografici e artisti e per ottenere in futuro una rendicontazione completa dei brani musicali utilizzati da Rai come previsto dalla normativa vigente», ha spiegato il direttore della collecting a Rockol: «Oltre a richiedere il pagamento dei compensi per utilizzazioni che, secondo le verifiche che abbiamo condotto tramite una nota società specializzata in rilevazioni, Rai ci ha dichiarato, e pagato, solo in parte per gli anni passati, stiamo agendo anche per il riconoscimento dei diritti sugli utilizzi dell’anno in corso, che ad oggi avvengono in totale assenza di autorizzazione».
La nota di Scf continua: «Abbiamo inoltre trasmesso una segnalazione ad Agcom, dando così impulso al procedimento sanzionatorio per violazione dell’art. 23, commi 1 e 2, del D. Lgs. 35/2017, concernente l’obbligo degli utilizzatori di opere dell’ingegno, entro novanta giorni dall’utilizzazione, di far pervenire ai competenti organismi di gestione collettiva le informazioni necessarie per la riscossione dei proventi dei diritti e per la distribuzione e il pagamento degli importi dovuti ai titolari dei diritti, e riguardanti l’utilizzo di opere protette».
Non si tratta, tiene a precisare il direttore generale di Scf, di una mera questione di principio. «Si tratta di importi molto elevati, in grado di incidere sulle sorti economiche dell’industria musicale e della comunità degli artisti», conclude Fiorito.