Quale futuro per la filiera della musica, a seguito dell’approvazione della Direttiva Copyright? Se n’è discusso alla Milano Music Week, nel corso del convegno organizzato dal Nuovo Imaie «Direttiva Copyright obiettivo 2020: i nuovi scenari del mercato musicale nell’era del web». Numerose le testimonianze al tavolo dei relatori, a partire da quella del presidente di Nuovo Imaie Andrea Micciché: «La nuova normativa – ha detto – rappresenta un punto di svolta, pensato per restituire a un mercato privo di regole un tessuto di norme teso a disciplinarlo. Prima la presenza della musica in Rete era regolata dalla direttiva sul commercio elettronico, che non prevedeva il controllo del prestatore di servizio sui contenuti diffusi online. La nuova direttiva, invece, stabilisce che la diffusione telematica rappresenti un atto di pubblica diffusione, avvicinandolo dal punto di vista legale alla diffusione televisiva e radiofonica: questo, sia in caso preventivo, cioè in fase di sigla di un contratto di licenza, che in caso di eventuale illecito, permette l’individuazione di un interlocutore o di un responsabile da perseguire. Questo è un aspetto fondamentale, sancito dall’Articolo 17 che, pur rappresentando un compromesso rispetto alla stesura originale, per lo meno equipara la diffusione sul web alle altre modalità di pubblica diffusione. Un altro elemento importante della nuova disposizione – ha continuato il presidente di Nuovo Imaie – è rappresentato dall’obbligo di stipulare un accordo di licenza con i titolati dei diritti. Senza contare un terzo effetto della normativa, forse il più importante, che ristabilisce un’equità nella sperequazione tra i guadagni dei prestatori di servizio, ovvero le società che controllano i grandi player digitali, e i titolari dei diritti sui contenuti diffusi in Rete. In sostanza, si restituiscono delle regole a un settore privo di regole: possiamo considerare la legge europea sul copyright l’inizio di un percorso che porterà a ristabilire un’equità».
Alle parole del presidente Micciché hanno fatto eco quelle del portavoce del Nuovo Imaie nonché storico chitarrista dei Pooh Dodi Battaglia: «Tutti gli attori della filiera creativa – ha detto Battaglia – sperano che, grazie alla nuova normativa, il compenso spettante a chi scrive, esegue, registra e produce musica sia sempre più equo. In un’epoca dove la musica viene fruita sempre di più, la retribuzione ai titolati dei diritti deve crescere di conseguenza. Chi ha la fortuna di fare il mio lavoro fa musica perché è l’attività che risulta maggiormente gratificante dal punto di vista umano ed emotivo: il nostro approccio è quello di persone che si divertono e amano la musica talmente tanto da non pensare a quanto siano equi i contratti discografici e di sfruttamento. Io ho iniziato a interessarmi di questi temi dopo essere diventato portavoce d Nuovo Imaie. Il mondo e i mercati stanno mutando molto velocemente e, altrettanto velocemente, stanno cambiando le modalità di fruizione della musica: è giusto che chi ci rappresenta in Europa preservi il nostro mestiere, esprimendo una sensibilità che preservi il nostro patrimonio italiano artistico. In questo senso – continua Dodi Battaglia – nella nuova direttiva non vedo niente se non cose positive. Lo streaming tiene in vita il nostro comparto, proiettandolo nel futuro, e questo è un bene, perché per esempio permette ai giovani artisti di farsi conoscere a prescindere dal contratto discografico, un tempo indispensabile per fare carriera. Questa situazione offre opportunità esaltanti, ma attenzione, perché di pari passo deve esserci una normativa che garantisca agli artisti un compenso equo», ha concluso Battaglia