Mahmood ha vinto la 69esima edizione di Sanremo. Evviva Mahmood, abbasso Mahmood: che vi piaccia o meno, la sua «Soldi» è il pezzo che resterà del secondo festival con Claudio Baglioni direttore artistico. Eppure proprio i soldi, a proposito di Mahmood (nella foto) ed Einar, a dicembre vincitori di Sanremo Giovani, sono stati a lungo argomento di dibattito tra le associazioni di categoria della musica e la Rai che organizza il festival. Un retroscena «penoso» di qualche settimana fa, quello rivelato da Enzo Mazza, ceo di Fimi, l’associazione delle major discografiche che aderiscono a Confindustria. «Per i giovani in gara al festival unico di febbraio – spiega Mazza – Rai aveva addirittura proposto un misero rimborso di 10mila euro contro i 48 mila di un Big. Una discriminazione che abbiamo contestato, con il rischio di non avere i giovani in gara. Alla fine Rai ha dovuto rivedere la propria posizione e riconoscere 48 mila euro di rimborso ma dai quali ha dedotto 6 mila euro versati a dicembre per la gara dei giovani. Ci rendiamo conto?».
Fimi, come già anticipato dal Sole 24 Ore del 5 febbraio scorso, chiede così alla Rai di rivedere la politica dei rimborsi per le case discografiche, «una delle voci più contenute nei costi» dell’azienda e si prepara a chiedere un incontro all’ad Fabrizio Salini «per ridiscutere il rapporto con l’industria nonché la questione dei diritti di sfruttamento dei contenuti». Sanremo 2019 è stato «un festival dove la musica ha trascinato l’intera manifestazione», sottolinea Mazza. «Anche in questa edizione si è reso evidente che il contenuto premium dell’evento è la musica. Un contenuto messo a disposizione dall’industria discografica ma alla quale Rai riconosce un ritorno economico bassissimo rispetto all’economia del Festival. Per anni si è detto che la musica non faceva ascolti e che il Festival era un’opportunità promozionale per le case discografiche. Ora mi sembra che sia il contrario. E questo deve essere riconosciuto. I rimborsi per le case discografiche sono una delle voci più contenute nei costi di Rai. Come associazioni del settore chiederemo un urgente incontro all’ad Salini per ridiscutere il rapporto con l’industria nonché la questione dei diritti di sfruttamento dei contenuti». Secondo Mazza si può affermare che «il costo minore di tutti al Festival la Rai lo ha sostenuto per avere proprio l’artista che lo ha vinto. Un paradosso. Penso, come detto, che tutto vada rinegoziato. L’industria discografica è il soggetto che ricava meno di tutte le tre le entità coinvolte: Rai, Comune e industria. Questo non può continuare».