Vinicio Capossela è irpino di Hannover. Anima migrante nel senso più nobile del termine. Fa piacere apprendere che il suo ultimo album, «Canzoni della Cupa», opera di approccio squisitamente internazionale che qui in Italia debuttò al primo posto in classifica Fimi GfK e che la prestigiosa rivista inglese «Mojo» ha definito sua «più grande opera», il 28 aprile prossimo esca in Germania, Austria e Svizzera. È il preludio di un tour che il folksinger originario di Calitri (nella foto di Chico De Luigi) terrà nei Paesi di lingua tedesca. L’11 maggio sarà a Stoccarda, il 12 maggio a Monaco di Baviera, il 14 maggio a Zurigo, il 15 maggio a Francoforte, il 16 maggio a Amburgo, il 18 maggio a Berlino, il 28 luglio a Magonza e il 29 luglio al Burg Herzberg Festival. Il tour è organizzato dall’agenzia di uno dei più affermati promoter di Germania, Berthold Seliger. La prevendita è disponibile sul sito del cantautore. «Sono cresciuto in una umanità che mi piaceva definire pan germanica – spiega Capossela – e l’ho poi ritrovata in giro per l’Europa orientale e meridionale. C’è voluto tempo, da molti anni desideravo esibirmi in queste terre prese in prestito dall’origine, e sono contento che questo viaggio inizi proprio con questo disco, per la materia umana di cui è fatto. L’emigrazione è cambiata e ora non andiamo nei Paesi europei da emigranti ma da concittadini, ed è il progresso più grande io credo che abbiamo fatto nella nostra storia, progetto che tanto più va difeso ora. E forse anche guardare il peso della nostra ombra, di quegli spettri lasciati dai nostri genitori nei paesi d’origine, ci può aiutare a sentire più da vicino, più fraternamente il viaggio, lo sradicamento che altri uomini devono compiere, senza avere il privilegio di essere concittadini di nessuno». La band che accompagna Capossela è formata da Alessandro «Asso» Stefana (chitarra, armonio e campionatori), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Vincenzo Vasi (percussioni, campioni, theremin, voce), Peppe Leone (tamburi a cornice, percussioni, mandolino, violino agricolo, voce), Giovannangelo De Gennaro (viella, flauti, aulofoni, strumenti antichi e voce) ed Edoardo De Angelis (violino). L’ingegnere del suono è Taketo Gohara. Il progetto luci è di Daniele Pavan, con la supervisione artistica di Loic Hamelin. Il direttore di produzione è Michele Montesi.
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