Il genio è spesso un maniaco. Il maniaco a volte un misantropo. Il misantropo raramente carismatico, ma comunque può succedere. Lou Reed (nella foto) era tutte queste cose insieme. E non smetteremo mai di ringraziarlo per quanto in carriera ci ha donato e quanto ci ha negato. E qui scatta l’aneddoto: Napoli, 8 marzo 2006, Palazzo Delle Arti. L’ex front leader dei Velvet Underground inaugura una personale di fotografia con i suoi scatti dedicati a New York, metropoli di cui ha sensibilmente contribuito a creare l’immaginario, da songwriter. La conferenza stampa si apre con un annuncio: «Potete fare domande in italiano o in inglese». Una giornalista ha l’infelice idea di scegliere la seconda opzione, con l’illusoria pretesa di mettere più a suo agio l’intervistato. Mentre parla, Lou la scruta interrogativo poi, quando la domanda è finita, le gira la faccia e chiede quasi infastidito all’interprete che gli siede accanto: «Cosa ha detto questa?» Gelo in sala.
Non era il tipo cui chiedere sconti, ma d’altra parte non ne faceva neanche a sé stesso, almeno non nel periodo in cui era in cima alla parabola creativa. Un viaggio a ritroso nel suo modo d’intendere l’arte e la vita è il box «The Rca & Arista Collection», raccolta dei 16 album realizzati dal ’72 all’86 in uscita il 7 ottobre per Sony Music, con dentro per questo opere epocali («Transformer», «Berlin» o il live «Rock and Roll Animal») ma anche cose di difficile ascolto («Metal Machine Music»). Un’operazione ambiziosa – quella della messa in ordine del suo repertorio classico – che Reed terminò poco prima della sua scomparsa, nell’ottobre del 2013. Una specie di «radiografia» della sua anima. Per Laurie Anderson, musicista e artista che del fondatore dei Velvet Underground fu per 21 anni la compagna, «Lou ha messo tutto il suo cuore nella rimasterizzazione di questi album. Non sono stati “addolciti nel suono”, la rimasterizzazione ha rivelato dettagli e durezza sorprendenti. Ti saltano addosso con la loro energia originale. Amo anche le immagini rare e la grande scelta delle parole usata da Lou sulla sua musica in questa raccolta. Lou era un superbo analista e un critico tagliente e gli estratti delle interviste riflettono il suo pazzo senso dell’umorismo, la sua generosità, il suo punto di vista sul mondo e sulla musica. Tutti quelli che hanno amato la musica di Lou saranno davvero felici di aver questa raccolta. Sono grata a Sony per averla messa insieme». A proposito della maniacalità del personaggio: «Il nostro primo incontro fu un viaggio alla Audio Engineering Society. Da buoni maniaci dell’elettronica Lou ed io amavamo le buone registrazioni e passammo molti anni migliorando i nostri studios, i nostri strumenti affinché fossero il meglio possible». Gloria eterna a Lou, alla sua arte irripetibile e alla sua metodica guerra col mondo. Che non lo rese certo simpatico ma, in fondo, la simpatia a che serve?