L’ascolto consapevole e non distratto della musica registrata, appartenente ai generi più diversi, consente ai detenuti di rimettere in moto un «sentire» atrofizzato da anni di detenzione. Lo dimostrano tre anni di sperimentazione in quattro carceri italiane che, in via pionieristica, hanno adottato il metodo CO2 elaborato dal Cpm, il music institute di Franco Mussida (nella foto). Un primo resoconto di questo ambizioso progetto viene presentato oggi all’Università di Pavia presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali, durante il convegno «Le chiavi nascoste della Musica», lo stesso titolo del libro (ed. Skira) il membro fondatore della Pfm ha scritto descrivendone finalità e modalità dell’iniziativa. Per tre anni un centinaio di detenuti nei carceri di Opera, Monza, Rebibbia Femminile e Secondigliano, assistiti settimanalmente da musicisti, hanno svolto un percorso di ascolto personalizzato di migliaia di brani di sola musica strumentale, secondo il proprio temperamento, da assimilare e valutare in modo esplicito, anche emotivamente. I brani sono stati suggeriti da musicisti e da amanti della musica in relazione a uno schema messo a punto da una equipe di psicologi e sociologi su indicazione di Mussida che, da trent’anni, si occupa di osservare e codificare alcuni effetti prodotti dalla musica, nello specifico dagli intervalli musicali, sugli stati d’animo individuali. Le composizioni sono inserite in speciali audioteche che, attraverso un software, consentono ai detenuti di arrivare alla musica dopo aver preventivamente stabilito lo stato d’animo in cui desiderano immergersi, lasciando poi che siano le note stesse ad accompagnarli verso quello spirito. Attraverso la genialità di grandi musicisti di tutti i tempi la musica offre il suo potere educativo e sensibile a chi ha perso o smarrito la capacità di «sentire». Da Mozart a Ravel, da Bach a Chopin, passando per Chet Baker, Benny Goodman, le grandi Big Band americane, dallo strumentismo raffinato di Jeff Beck, Carlos Santana, Kenny G, Miles Davis, alla musica progressive ed elettronica strumentale, passando attraverso le colonne sonore di Rota, Morricone, Zimmer, Williams, fino alle versioni strumentali per orchestra delle più belle canzoni, dai Beatles alla tradizione napoletana. Sono più di 2000 i brani codificati in 9 grandi famiglie di stati d’animo (stabile, chiuso, malinconico, sereno, dubbioso, calmo, gioioso, nostalgico, innamorato) che rimandano a due sottogruppi per un totale di 27, offerti sotto forma di Emoticon. È già attivo il sito co2musicaincarcere.it che permette a tutti di suggerire brani della storia della musica strumentale di tutti i generi. Ciascun brano porterà il nome del primo suggeritore. Tra le decine di musicisti i primi ad aderire sono stati Paolo Fresu, tutti gli insegnanti del Cpm e alcuni del conservatorio Santa Cecilia di Roma. Tra gli amici del progetto molti personaggi noti a partire da Stefano Bollani e Roberto Vecchioni, uno dei relatori del convegno, e tanti grandi nomi della canzone.
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