Abbiamo aggiornato poco «Money, it’s a gas!» negli ultimi tre giorni, eppure probabilmente non abbiamo mai lavorato così tanto sui temi di «Money, it’s a gas!» come negli ultimi tre giorni. Merito dell’Antitrust, chiaramente. Mercoledì si è aperta infatti l’istruttoria partita dalle denunce di Soundreef e Patamu nei confronti di Siae per abuso di posizione dominante e nei confronti di Assomusica per accordi lesivi della concorrenza. Ieri l’autorità garante si è occupata invece di secondary ticketing e ha comminato multe per complessivi 1,7 milioni nei confronti del leader nazionale del mercato del ticketing TicketOne, per omesso controllo, e nei confronti dei siti di re-ticketing Viagogo, Ticketbis (oggi StubHub, gruppo eBay), Mywayticket e Seatwave (di proprietà di Ticketmaster, gruppo Live Nation). Non intendiamo qui addentrarci in vicende che abbiamo ampiamente trattato e che sono tutt’altro che concluse (Siae e Assomusica si difenderanno, TicketOne ha già fatto ricorso), piuttosto ci interessa portarvi via qualche secondo per una riflessione estemporanea. In due giorni sono finiti nel mirino autori, editori, promoter e imprese di distribuzione, praticamente l’intera filiera della musica dal vivo, l’unico segmento del business delle sette note che negli ultimi anni ha continuato a crescere, fino a diventare spesso e volentieri l’attività dominante per il settore, a discapito della discografia che ha dovuto invece reinventarsi. Perché i concerti vanno bene, ma nel comparto concerti tutti litigano con tutti e tutti fanno causa a tutti, dentro un orizzonte nel quale svolazzano liberi i dossier commissionati da Tizio per danneggiare Caio, nell’interesse di Sempronio. Mentre le iene, con la maiuscola e con la minuscola, stanno a guardare. Non ci interessa stabilire qui chi abbia torto e chi ragione perché per fortuna facciamo un altro mestiere. Ci dispiacerebbe, tuttavia, se in questi tempi complicati e confusi si finisse col buttare via il proverbiale bambino con l’acqua sporca: non lo merita il comparto, nel quale non mancano gli operatori seri, né lo merita il pubblico che ha diritto a vedere dal vivo i propri artisti preferiti a un prezzo congruo con lo spettacolo offerto. Mettetevelo bene in testa: le guerre di successione e di secessione di questi ultimi mesi non fanno bene né al primo, né al secondo (nella foto Ansa un concerto di Vasco Rossi).
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