Concerti, la ricetta di Franceschini: fondi dal Fus e meno burocrazia per rock, pop e jazz

Far crescere la quota di Fus destinata ai concerti non ascrivibili al genere lirico-sinfonico, minore burocrazia per facilitare l’organizzazione di eventi al di sotto di una certa soglia di budget. Parte da qui l’intervento del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini al convegno #MusicaViva, in corso a Milano fino a domani. Si tratta di un summit tra gli addetti ai lavori per promuovere un «Patto per la musica dal vivo», iniziativa che vede coinvolti Siae, Assomusica, Agis e istituzioni come Comune di Milano, Anci e commissione Cultura della Camera, attualmente al lavoro su un piano nazionale che intende prendere a modello il milanese Sportello unico per la musica dal vivo. «Ripeteremo ogni anno – ha detto Franceschini – il bando da 500mila per il jazz italiano che non è certo un fenomeno di nicchia, ma una realtà nota nel mondo che copre il 38% dei concerti in Italia. Stiamo già ragionando con la Siae – ha proseguito il ministro – per facilitare i concerti sotto una certa soglia». Quindi il riferimento al lavoro compiuto quest’anno dal Mibact: «Per la prima volta quest’anno nei criteri del Fus si è parlato anche di musica attuale per sostenere canali di jazz, pop e rock dal vivo. So bene cosa significhi la lirica per questa città e tutto il paese – ha aggiunto – e difenderò questo ruolo lavorando anche su un portale unico e sulla vendita dei diritti televisivi, ma c’è uno squilibrio nei finanziamenti: a 14 fondazioni è attribuito il 77% dei fondi per gli spettacoli dal vivo, il 44% di tutto il Fus, perciò nei prossimi anni ci saranno aggiustamenti a favore della musica contemporanea, specie ora che l’Art Bonus si applica anche alle fondazioni lirico-sinfoniche». Franceschini si è anche impegnato a valorizzare lo strumento Tax credit musica, un fondo da 5 milioni che intende rinnovare, «ma non servono solo più risorse: bisogna portare la musica contemporanea nelle scuole, come abbiamo fatto per i libri con Libriamoci».

 

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Milano. I tavoli di lavoro di Musica Viva