Troppa politica al Ravello Festival. E l’organettista pugliese fa saltare «Parsifal»

Clamoroso a Ravello: per la prima volta in 63 edizioni, il Festival wagneriano della Costa d’Amalfi «buca» la serata di chiusura. Era prevista per il 5 settembre, a Villa Rufolo, la rappresentazione del «Parsifal» per mano dell’Orchestra sinfonica del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e del coro dell’Accademia di Santa Cecilia diretti da Valerij Gergiev, stella internazionale del podio. Non si celebrerà, causa indisponibilità dell’Auditorium Oscar Niemeyer come location alternativa in caso di pioggia. Cosa succede di così tanto importante, quella sera, nella struttura progettata dall’archistar brasiliano da far saltare un evento che, secondo fonti ufficiose, vale intorno ai 170mila euro? Succede che l’Auditorium di proprietà del comune è stato preso in fitto (la pratica risale al 5 marzo) per ospitare l’esibizione di Pino Di Modugno, organettista pugliese, 80 anni compiuti l’autunno scorso, nel curriculum tra le altre cose l’album «Liscio e busso». Sembra uno scherzo, ma è soltanto l’epilogo di una confusa stagione che vede ancora una volta la politica locale gettare sabbia nel motore di una macchina che avrebbe le caratteristiche di una fuoriserie. Proviamo a ricapitolare. Il programma del Ravello Festival quest’anno è stato reso noto soltanto il 27 maggio, con grande ritardo rispetto alle precedenti edizioni. Di conseguenza, soltanto in quel preciso momento la Fondazione Ravello che organizza la kermesse ha potuto effettuare al comune richiesta della struttura già prenotata. Si è provato a rimediare all’imbarazzo attraverso la diplomazia, ma l’associazione che organizza il concerto del maestro Di Modugno proprio non ne ha voluto sapere di fare un passo indietro a favore del maestro moscovita, optando per una data alternativa. Notizia del tutto singolare che restituisce in pieno la crisi di governance di cui è vittima la Fondazione Ravello, dove la guerra tra regione Campania da un lato, provincia di Salerno e comune di Ravello dall’altro sempre a marzo si era (momentaneamente) risolta in una tregua con la nomina del commissario Antonio Naddeo. Vicenda che era stata la causa del ritardo nella definizione del programma. In uno scenario del genere, con l’auditorium di proprietà del comune che sulla base del regolamento del maggio 2012 può essere affittato da privati a prezzi che partono dai 5mila euro a serata, nessuno ha avuto la forza di battere le mani sul tavolo e spiegare a chi porterà in Costa d’Amalfi l’organettista del Tavoliere che sarebbe più saggio arrivare a una soluzione concordata della vicenda piuttosto che mettere in grande imbarazzo quello che, fino a qualche anno fa, si proponeva come il festival più lungo d’Europa. Intanto martedì 4 agosto si riunirà a Napoli il consiglio d’indirizzo della Fondazione Ravello, convocato dal neo-commissario ad acta Raffaele Scognamiglio per eleggere il nuovo cda. Ancora una volta nuovi equilibri in vista, nel caso specifico figli dell’elezione di Vincenzo De Luca a Palazzo Santa Lucia. Si vocifera addirittura un ritorno in sella del sociologo Domenico De Masi. Senza contare che a febbraio scadrà la concessione alla Fondazione di Villa Rufolo (proprietà divisa al 50% tra regione Campania ed Ept Salerno). E senza Villa Rufolo, il Festival non si può fare. Viene insomma da interrogarsi sui limiti di un modello di gestione nel quale la politica continua a esercitare un peso eccessivo. La cosa finisce per mettere periodicamente in crisi – leggi a ogni elezione – la governance della Fondazione. Alla faccia della storia del festival wagneriano, del prestigio di una struttura come l’Auditorium Niemeyer e dell’ottimo lavoro compiuto in questi anni dal direttore artistico Stefano Valanzuolo. Se il rischio è che la macchina della kermesse continui a funzionare a corrente alternata, non sarebbe meglio metterne a gara la gestione e individuare un partner privato che assicuri un cartellone ricco e soprattutto continuità all’evento?

RAVELLO

Ravello, il palco di Villa Rufolo