Esce per Colonnese Editore "Feeling", libro di Gianni Valentino dedicato a Pino Daniele

Pino Daniele e il «Feeling» di Gianni Valentino (che si prende tutto il calendario)

La ricorrenza – quel 4 gennaio che dieci anni fa suscitò, in chi a qualsiasi titolo fu parte di quella storia, emozioni fortissime – è andata. Il film «Nero a metà» di Marco Spagnoli pure (se avete modo, però, recuperatelo: vale decisamente la pena). Di Pino Daniele (nella foto Ansa), quello che ha rappresentato per Napoli e per la musica italiana, resta la straordinaria avventura discografica, esplosa a sorpresa tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta con un poker di album in lingua decisivi («Terra mia», «Pino Daniele», «Nero a metà», «Vai mò»), divenuta mille altre cose, tra cui il clamoroso successo commerciale di «Non calpestare i fiori nel deserto», capace di vendere più di 800mila copie nel ’95, eppure ancora generosa nel regalarci spunti spiazzanti.

Un esempio? Gianni Valentino, poeta performer prestato al giornalismo musicale, nel libro «Feeling» appena uscito per Colonnese Editore (euro 14, pp. 160), individua 12 canzoni, una per ogni mese dell’anno, che raccontano Pino. «In questa magica dozzina, come si fa più spesso con i calendari erotici», scrive, «confluisce – e lo sostengo nella mia allegra presunzione – tutta la sua arte. Pino poeta, Pino musicista, Pino produttore, Pino pacifista, Pino compositore, Pino autore di colonne sonore, Pino esegeta e interprete d’ ‘a parlesia, Pino reporter e Pino a zonzo nelle sue parolacce poetiche».

È gennaio e si comincia con «Ca calore», primo singolo estratto dal primo album, figlio naturale della musica che negli anni Settanta si faceva a Napoli (l’influenza della NCCP e il frontman degli Osanna, Lino Vairetti, a curarne l’artwork lo testimoniano) per finire a dicembre con «’O Fra» da «La Grande Madre» che, come altri capitoli del suo songbook, si nutre di parlesia, lo slang dei musicisti napoletani. In mezzo ci trovi episodi più o meno noti (la commovente «Alleria», il divertissement sudamericano e inclusivo di «Chillo è nu buono guaglione», la strumentale «Toledo» su cui passeggiò il grande Wayne Shorter) che raccontano Pino. E Napoli attraverso Pino. E noi attraverso Napoli. E la musica attraverso di noi. Perché la musica ci attraversa sempre.