Casella dei dischi: le recensioni a John Zorn, John Glacier e King Krule

Ultima puntata prima delle vacanze estive di Casella dei dischi, la rubrica di recensioni tutt’altro che mainstream di Michele Casella. Occhio agli album di John Zorn, John Glacier e King Krule. Come sempre, buona lettura e buon ascolto!

 

John Zorn Her Melodious Lay (Tzadik)
John Zorn riparte da Shakespeare – e dalla figura tragica e soave di Ofelia – per la sua nuovissima pubblicazione, tutta incentrata sul suono di chitarra acustica. L’abitudine all’incrocio di stili e alla più sfrenata sperimentazione elettroacustica cede questa volta il passo al dialogo sonoro fra Julian Lage e Gyan Riley, collaborazione già rodata in altre clamorose pubblicazioni Tzadik come “Bagatelle”, “Midsummer Moons” e “Insurrection”. Con il malinconico “Her Melodious Lay” il compositore newyorchese si perde felicemente attraverso armonie classiche (per esempio in “The Faerie’s Kiss”), ripensamenti folk (“A Dancing Star”) e fraseggi dal piglio jazz (“A Cruel Theft Of Light”), creando infiniti agganci e connessioni con altre sue pubblicazioni. “Mercutio”, per esempio, sembra uscire dalla serie “Music And Romance”, fra i punti più alti della produzione di John Zorn, ma sono proprio queste spinte ora all’accelerazione e ora alla calma, oltre che la perfetta sincronia fra Lage e Riley, a rendere eccellenti questi nove brani.

 

 

John Glacier Duppy Gun (Young)
Spiazzante e allo stesso tempo diretto, il primo approccio con la musica di John Glacier può far pensare a un cantautorato rinnovato nella forma e nello stile, ma procedendo con l’ascolto del nuovo EP “Duppy Gun” i ritmi digitali e il flow disinvolto ci riconducono a una matrice prevalentemente hip-hop. È come se Moor Mother flirtasse con gli XX, tuffando l’ascoltatore in un monologo interiore dove i sample di chitarre si sviluppano attraverso continui loop, la battuta lenta si carica di tensione, gli inserti elettronici si sporcano e aggrovigliano. Elegante e allo stesso tempo intimo, rilassato e riflessivo, “Duppy Gun” mostra come l’artista londinese sia passata definitivamente da collaboratrice d’eccezione a “next big thing” dell’hip-hop britannico.

 

 

King Krule SHHHHHH! (XL Recordings)
Ossessivo ed elettrico come solo King Krule riesce ad essere, il nuovo EP “SHHHHHH!” rappresenta il completamento del quarto lavoro in studio (“Space Heavy”) del songwriter londinese, fra i pochi artisti che hanno ripensato con originalità il suono dell’alternative rock e del cantautorato. Quattro tracce volutamente annebbiate partono dalle oscurità “Achtung” ed esplodono nell’elettricità di “Time For Slurp”, brano che ha rapidamente preso piede durante l’esteso tour dell’ultimo anno. “Whaleshark” è un perfetto esempio di folk song cantata a fil di voce, mentre “All Soup Now” è un crescendo di chitarra, sax e suoni extraterrestri. Un doppio 7” che da un lato accontenta i completisti della band e dall’altra sintetizza lo stato di grazia di un autore assolutamente originale.