Kurt Cobain se ne andava il 5 aprile 1994, esattamente 30 anni fa. Si potrebbero scrivere molte cose sulla dolorosa uscita di scena del frontman dei Nirvana, ma più che scrivere vogliamo leggere: ci sono due libri molto importanti, usciti in queste settimane, sul Secondo Mancino di Seattle che vale assolutamente la pena recuperare. Eccoli.
Charles R. Cross, «Più pesante del cielo. Vita di Kurt Cobain»
Il Saggiatore, euro 26, pp. 464
Semplicemente la migliore biografia su Kurt Cobain e la migliore storia della parabola dei Nirvana in circolazione. È la storia di un bambino del remoto stato di Washington che scriveva sulle pareti della sua cameretta: «Odio mamma, odio papà». È la storia di un ragazzo che se ne stava in disparte. È la storia dei una gruppo di sfigati che diventa la più importante band degli anni Novanta. È la storia di un’icona rock che, se avesse potuto, avrebbe continuato a starsene in disparte ma alla fine ha dovuto pagare un conto salatissimo alla propria eccezionalità di artista. Charles R. Cross ha messo tutto questo insieme passando attraverso quattro anni di ricerche e più di quattrocento interviste a persone (famose e non) che sono state vicine a Cobain.
Kurt Cobain, «Territorial Pissings. L’ultima intervista e altre conversazioni»
Minimum Fax, euro 16, pp. 120
Si è parlato più volte della distanza tra ciò che Kurt Cobain era diventato e ciò che (non) avrebbe voluto essere. Una distanza tragica che si manifesta, tra le altre cose, nell’ultima celebre intervista che il chitarrista dei Nirvana concesse ai Chuck Crisafulli di Fender Frontline Magazine, rivista dedicata agli appassionati di Fender, l’11 febbraio 1994. L’ultima domanda è una di quelle che difficilmente si fanno alle rockstar: quanto ti piace fare il padre di famiglia? Risposta: «È più importante di qualsiasi altra cosa al mondo. La musica è quello che faccio; la mia famiglia è quello che sono. Quando tutti avranno dimenticato i Nirvana, e io sarò in un tour nostalgico ad aprire per i Temptations e i Four Tops, Frances sarà ancora mia figlia e Courtney sarà ancora mia moglie. Questo per me conta più di qualsiasi altra cosa». Questa memorabile intervista, assieme ad altre sette (molto bella anche quella firmata da John Savage, tra i massimi teorici del punk), torna nel libro antologico di Minimum Fax tradotto da Assunta Martinese. Indispensabile per capire la fragilità dell’uomo che stava dietro la grandezza del personaggio (foto Afp).