Non è un momento semplicissimo per la vendita dei cataloghi, lo abbiamo visto, e in particolare per Hipgnosis Songs Fund, fondo specializzato in questo tipo di operazioni che, nel rendiconto dei primi sei mesi dell’anno, ha registrato un importante calo del valore patrimoniale, mentre deve vedersela con problemi operativi e proteste degli azionisti.
Il fondo quotato a Londra con una revisione strategica in atto – dopo che gli azionisti a ottobre hanno votato contro l’attuale struttura e i suoi piani di vendita di una parte dei suoi cataloghi musicali – ha dichiarato che il proprio valore patrimoniale netto operativo per azione si è attestato a 1,7392 dollari al 30 settembre, con un calo del 9,2% rispetto alla fine di marzo.
In ottobre gli azionisti della società britannica fondata da Merck Mercuriadis, player di alcune tra le principali operazioni sulla vendita del diritto d’autore (nella foto Reuters), hanno votato contro il tentativo del cda di ottenere un ulteriore mandato quinquennale, costringendo il board a presentare proposte entro sei mesi: il mancato raggiungimento di un accordo potrebbe addirittura portare alla liquidazione della società.
Il presidente Robert Naylor, che ha assunto l’incarico il mese scorso, ha esortato il consulente per gli investimenti Hipgnosis Song Management a fornire al consiglio di amministrazione la sua opinione sul valore equo delle attività della società, per dare «maggiore certezza e trasparenza ai nostri azionisti».
Il fondo ha pubblicato i risultati semestrali con due giorni di ritardo, poiché la valutazione ricevuta da un perito indipendente era più alta di quella implicita nelle transazioni proposte nel settore. La domanda, per non saper né leggere né scrivere, sorge spontanea: la vendita dei cataloghi dei diritti musicali continuerà a essere un driver del music business nell’anno che verrà?