Spuntano dettagli inediti sul legame specialissimo che legava Andy Warhol, massimo esponente della Pop art, e Lou Reed, tra i massimi poeti del rock. Una cassetta vecchia di decenni è stata scoperta negli archivi del museo Andy Warhol di Pittsburgh: contiene una serie di canzoni di Lou Reed le cui parole sono prese dal libro di Warhol del 1975 «The Philosophy of Andy Warhol: From A to B and Back Again» e c’è chi ha suggerito che potrebbero essere collegati a un vago progetto dei due di mandare in scena un musical a Broadway.
Warhol fu scopritore e produttore dei Velvet Underground, la band fondata nel 1964 a New York da Reed con John Cale e Sterling Morrison che divenne per un breve periodo il complesso «di casa» della Factory. Li guidò sulla strada dell’album d’esordio del 1967 «The Velvet Underground and Nico», imponendo loro la modella tedesca già apparsa ne «La dolce vita» di Federico Fellini come chanteuse. Le idee di Warhol sull’arte e la cultura pop restarono nella testa di Reed per il resto della sua carriera anche se i due artisti non lavorarono più assieme. Il nastro, contenente 12 canzoni più il frammento di una tredicesima, è stato registrato nel 1975 e i brani non sono mai stati pubblicati: sarà difficile che succeda nell’immediato futuro per complicati problemi di diritto d’autore. Trattandosi di testi di Warhol messi in musica da Reed, essendo i due autori scomparsi senza aver lasciato disposizioni per la pubblicazione.
A scoprire la cassetta è stata Judith Peraino, una musicologa di Cornell al lavoro su un libro su Warhol. Nel nastro Reed canta da solo, accompagnato dalla sua chitarra. Un brano ciascuno meritano i pensieri di Warhol sulla fama, il sesso, gli affari, due quelli sulle «drag queens». Altre canzoni sono amare. In un brano che anticipa l’album del 1990 con John Cale «Songs for Drella», Reed rovescia addosso a Warhol le sue stesse parole criticandolo per la sua presunta indifferenza davanti alla morte di Candy Darling e Eric Emerson, due personaggi del suo entourage. Reed canta che Warhol stesso avrebbe dovuto morire quando fu ferito nel 1968 dalla femminista radicale Valerie Solanas, poi però chiude il brano facendo le scuse al suo mentore.
L’esistenza delle canzoni era sconosciuta perfino a Laurie Anderson, la vedova di Reed che due anni fa ha donato alla New York Public Library l’archivio del musicista: «Mi parlava delle cose che aveva fatto per Andy, ma era sempre nel contesto che lui gli diceva quanto era pigro». I brani, secondo la Anderson, potrebbero aver rappresentato una rivincita da parte di Lou: «Come se avesse pensato, lui può scrivere un libro, e io posso scrivere canzoni sopra il suo libro». Secondo la Peraino ci potrebbe essere di più: nastri conservati negli archivi Warhol documentano una serie di incontri del 1974 in cui Warhol e Reed discussero di trasformare l’album «Berlin» in un musical a Broadway. Il progetto non andò in porto anche. L’anno dopo Warhol fu coinvolto in un celebre flop a Broadway, «Man on the Moon» con John Phillips dei Mamas and Papas. Con Lou sarebbe stato diverso.