Il sogno di un disco italiano in testa alle classifiche di Stati Uniti e Gran Bretagna è durato appena una settimana. E scusate se è poco, verrebbe da aggiungere: già così l’affermazione di «Sì», ultimo album di Andrea Bocelli prodotto da Sugar in collaborazione con Decca che per sette giorni ha dominato la Billboard 200 e la Official Chart inglese, rappresenta un risultato storico. Poi, alla seconda settimana di disponibilità, «Sì» negli Usa è scivolato in 36esima posizione, mentre in Gran Bretagna ha difeso una dignitosissima quarta piazza. Tra gli operatori di mercato, c’è chi sostiene che l’exploit americano della settimana di lancio sia in parte figlio dell’offerta «album bundle» che metteva automaticamente il disco nel paniere di chi acquistava il biglietto per uno degli imminenti concerti che Bocelli terrà nelle arene statunitensi (vedi la foto). Che una buona dose del successo di «Sì» in terra americana derivi insomma da un’abile strategia di marketing «touring + sales», formula sempre più frequente in tempi di streaming imperante? Chi lo sa. Comunque la vogliate mettere, per costruire un successo del genere serve sostanza. E Bocelli, Sugar, Decca e Maverick hanno dimostrato di averne.
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