Su quanto sia stata influente la giurisprudenza nella formazione di Fabrizio De André, massimo cantautore italiano senza se e senza ma, si potrebbero scrivere volumi su volumi. Innumerevoli le «prove» a sostegno di questa tesi: dal breve saggio antropologico offerto dal testo di «Un giudice» alla chiusa fulminante del «Gorilla» preso in prestito da George Brassens, che non mancava di citare «una sentenza un po’ originale», fino alla celeberrima «Bocca di Rosa», evidentemente scritta da chi sa bene cosa sia un «consorzio alimentare».
Nessuno si stupisca: «Faber», rampollo di un’importante famiglia genovese, com’è noto, studiò legge all’Università, mentre suo fratello Mauro, più grande di quattro anni, quegli studi li portò a termine con successo, diventando l’insigne giurista cui oggi è dedicata la Scuola Forense dell’Ordine degli Avvocati di Genova. Nessuno si stupisca neanche del fatto che «Il repertorio giuridico di Fabrizio De André» è entrato a tutti gli effetti nel programma della formazione permanente destinata agli avvocati.
Sabato 8 febbraio, infatti, al Teatro Sociale di Camogli si terrà una serata di musica e canzoni con commenti giuridici, nata da un’idea dell’avvocato Stefano Betti che curerà introduzione e narrazione. A interpretare il repertorio «giuridicamente orientato» di Faber, altri due avvocati: Antonino «Ninè» Ingiulla e Rosanna De Rosa, accompagnati al violino dal maestro Danilo Artale. Il commento sarà affidato all’avvocato Stefano Savi. L’evento è aperto a tutti, ma agli avvocati rilascia crediti formativi.