«La vita è l’arte dell’incontro», secondo il celebre mantra di Vinícius de Moraes che Giovanni Falzone, virtuoso giramondo della tromba, ha fatto proprio da una vita. E ruota attorno a questo principio il progetto «Three Generations» che ha portato alla 12esima edizione della rassegna «Monza Visionaria». C’è Paolo Petrecca, suo allievo diretto, nel senso che studiava con lui al Conservatorio di Siena, e c’è il maestro di chiunque qui da noi si sia avvicinato allo strumento nell’ultimo mezzo secolo: nientemeno che Enrico Rava (nella foto di Maurizio Anderlini). Due incontri «eccezionali», per Falzone, due persone da cui il musicista ha avuto e a cui, insieme, ha dato. Sotto forma di musica e non solo.
Tre interpreti della tromba jazz di tre generazioni differenti, tutti e tre sul palco del Teatro Manzoni. Il concerto si apre la ballata «Occhi diversi», scritta da Falzone come omaggio a David Bowie (che, notoriamente, aveva due occhi di colori diversi) e a consapevolezza del fatto che qualsiasi cosa, se la guardi con occhi diversi, acquista significato: sul palco con lui c’è Petrecca a disegnare melodie sinuose.
Su «Wizard» irrompe il Sudamerica e a conquistarsi la ribalta è la giovanissima sezione ritmica composta da Diego Albini (pianoforte), Enrico Palmieri (contrabbasso) e Antonio Marmora (batteria), prima della staffetta tra il futuro e la storia, con la tromba di Paolo Petrecca che lascia spazio al flicorno di Ernico Rava. Comincia un nuovo viaggio che parte da «The Trial», pezzo inciso ai tempi di «Rava Noir», e passa da «Il poeta del silenzio» che Falzone ha scritto nel 2019, in occasione dell’80esimo compleanno del Maestro, celebrandone la poetica caratteristica che è innanzitutto sapiente gestione delle pause.
Rava regala alla composizione il lirismo del suo assolo e al compositore parole piene di stima e affetto: «Ogni giorno, da quando sono ragazzo, combatto con questo strumento», dirà dal palco, «a volte vinco io, altre vince lui. Giovanni, invece, è incredibile: vince sempre lui». Il pubblico si gode l’intimismo di «Certi angoli nascosti», tra i pezzi di Rava che Falzone preferisce.
Ci sarà il tempo per lo standard «You don’t know what love is», per un altro brano di Falzone («Nuvole») con Petrecca che torna sul palco e un must del 4Uartet di Rava («Spider Blues»), prima del finalone con «Alone Togheter» che fu di Miles, di Chet, di Ella. Un pezzo sull’essere soli, eppure ritrovarsi insieme. Perfetta chiusura per celebrare l’arte dell’incontro.