Questo Sanremo 2024 è un Sanremo infinito: merito delle addirittura 30 canzoni in gara, certo. Ma anche merito delle innumerevoli canzoni che somigliano a canzoni (non diciamo plagi, please), tema su cui già abbiamo discettato a lungo. Ma non abbastanza evidentemente: ascoltando e riascoltando «Tuta gold» di Mahmood, uno dei pezzi meglio prodotti di questa edizione, sentivamo un certo retro-gusto centroamericano.
Poi ci è capitato di imbatterci in «Si te vas, que tengo que hacer», pezzo del 2009 dell’artista dominicano Omega El Fuerte. Che dire? Il riff è parente stretto della linea melodica di Mahmood (nella foto Lapresse). Di Mahmood sappiamo che è nato a Milano da madre sarda e papà egiziano e che è cresciuto a Gratosoglio. Ma chissà se è stato mai in vacanza a Santo Domingo.
Quindi, ricapitolando: in questa edizione, su 30 artisti in gara, le canzoni che somigliano a canzoni pre-esistenti salgono a dieci: Alfa, Irama, Annalisa, The Kolors, Fiorella Mannoia, Rose Villain, Renga e Nek, Emma, Angelina Mango e Mahmood. Ma via, signora! Si sa come funzionano queste cose… «Tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati. Occorre solo provare a ripensarli». Lo diceva un certo Wolfgang Goethe. Volete che la regola non valga per la musica leggera? Continuando a premettere che non ci piace usare il termine plagio eccetera eccetera però effettivamente viene da chiedersi: non è che questa faccenda delle reference ci ha un po’ preso la mano?