L’11 novembre da Granada parte «Sea and you», progetto europeo che si propone di costruire un ponte ideale tra le tre grandi tradizioni della musica latina europea: il flamenco, il fado e la canzone napoletana. Un festival lungo sei mesi che si sposterà a Porto (17 febbraio) e quindi a Napoli (26 aprile) per il gran finale, consentendo ad artisti e appassionati del genere di Spagna, Portogallo e Italia di incrociare le proprie strade. Con tutti gli effetti positivi del caso in termini di economia. Ospitiamo qui l’intervento di Domenico Matania (nella foto), cofondatore dell’associazione Napulitanata nonché uno degli ideatori dell’iniziativa.
Partecipiamo a un bando europeo? E come si scrive? Osiamo? Incertezze e desideri, per noi che siamo figli della canzone napoletana. Diventiamo un’impresa economica? Sì, perché un’idea deve trovare l’equilibrio finanziario quanto il ritmo e la melodia. Nasce così “Napulitanata”, l’associazione e lo spazio concerti omonimo che da sei anni hanno dato vita alla prima e unica sala stabile – a Napoli – dedicata alla canzone napoletana classica. Non è una missione eroica eppure ci vuole costanza e tenacia, capacità di pianificazione di investimenti e rigore nei bilanci, competenze per compilare documenti territoriali e business plan internazionali. Perché da Napoli stiamo per partire.
Non ho detto andarcene. Ho detto esportare. Produrre canzone napoletana d’arte all’estero: in Spagna e in Portogallo. A Napoli abbiamo appena inaugurato la mostra “Made in Caruso” per il 150esimo dalla nascita del tenore-star (visitabile fino a Capodanno sotto ai portici della Galleria Principe), ma tra pochi giorni decolliamo. Ci accoglierà il flamenco andaluso. Granada è la prima delle tre tappe del festival “Sea and You”, dedicato alle tre sorelle della musica mediterranea – in nostra compagnia c’è anche il fado – e tutto ciò possiamo farlo grazie al progetto di cui Napulitanata è capofila, co-finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma CREA-CULT-2022. A febbraio 2024 saremo a Porto, lungo il fiume Duero, per proseguire questo viaggio musicale che si concluderà a ridosso del Vesuvio il 26 aprile, quando i musicisti spagnoli e portoghesi che abbiamo coinvolto porteranno a casa nostra la loro musica. “Sea and You” – che si ispira nel nome a “’O mare e tu” che Enzo Gragnaniello firmò per Andrea Bocelli e Dulce Pontes, è un momento privilegiato per tramandare il patrimonio culturale napoletano, di cui non siamo i primi né gli ultimi esponenti. Diventiamo portavoce della simbiosi con le culture del fado e del flamenco; una reference pur nel rispetto dei reciproci repertori. La nostra sala da concerto trova così un dialogo con le case do fado e i tablao. È un’azione dal radicale valore simbolico perché, quando nel 2015 immaginavamo Napulitanata, ci commuoveva sapere che spagnoli e portoghesi avessero già dei ritrovi riservati alla loro musica. Ambienti raccolti, piccoli ristoranti o club dove il contatto con gli artisti è un corpo a corpo con i turisti. Quando si suona e si canta, lo spazio diventa una sola famiglia. Napulitanata è stata voluta con queste prospettive, fin dal rendering sottoposto al Comune di Napoli per ottenere lo spazio (un ex deposito) dove abbiamo la sede, in affitto. Intercettiamo i flussi turistici che sono affamati di Napoli e delle sue matrici e ponderiamo in un preciso contesto urbano – proprio dirimpetto al Museo archeologico nazionale – le risorse da investire, con un ponte fra privato e bandi pubblici. Napulitanata funziona in autonomia con approcci di local marketing: “pensare locale per agire globale” senza trascurare mai la qualità del contenuto.
Una stanza in centro città è calamita e megafono di un repertorio spesso svuotato di dignità artistica e identità spirituale, e accoglie a Napoli un modello di turismo musicale europeo quasi impossibile da imitare e clonare. Non ha prezzo riuscire ad affermarsi nella propria terra attraverso la cultura. Vuol dire che tutti noi musicisti, che abbiamo studiato qua, non siamo costretti a emigrare. Qua abbiamo casa e qua abbiamo creato il nostro lavoro. Viaggiamo ogni sera, restando nel nostro quartiere. Da una idea partorita con il mio amico pianista Pasquale Cirillo è nato un ensemble di 12 elementi. Abbiamo ospitato 45mila spettatori; siamo presenti nelle principali guide turistiche cartacee e online; è in commercio il primo merchandising legato alla canzone napoletana; diamo la possibilità ai giovani di fare qui il servizio civile o il tirocinio universitario. Di recente abbiamo assunto Valeria, manager culturale, col suo primo contratto a tempo indeterminato.
Il contesto urbano circostante ha iniziato a stimarci quando l’economia di quartiere cominciava a muoversi anche grazie alla nostra presenza; tassisti, ristoratori, strutture ricettive hanno in Napulitanata un alleato per dare luce a una zona che di notte, chiuso il MANN, era appena di transito. Durante il viaggio che faremo a Granada e Porto coinvolgeremo b&b, guide turistiche, attività di ristorazione, creando volta per volta un circuito economico vivo e concreto. In quei giorni, Napulitanata non chiuderà e continuerà a fare concerti, perché la nostra band è una fisarmonica modulabile. I budget dei progetti ci consentono di crescere gradualmente coinvolgendo professionisti e investendo sulla nostra attività, senza snaturarci. Il focus e il nostro destino resta la canzone napoletana, veicolo di comunicazione della storia e della nostra identità.
Domenico Matania