Un clamoroso autogol comunicativo causa a Jann Wenner, cofondatore della rivista Rolling Stone e della Rock & Roll Hall of Fame, la estromissione dal consiglio di amministrazione della Hall. Motivo: commenti denigratori nei confronti di artisti neri e artiste donne espressi in un’intervista.
«Jann Wenner è stato rimosso dal board della Rock & Roll Hall of Fame Foundation», ha comunicato sabato l’ente, un giorno dopo la pubblicazione delle parole di Wenner sul New York Times.
Il giornalista ed ex proprietario della testata ha scatenato un inferno di polemiche nel tentativo di promuovere il suo nuovo libro «The Masters», «I maestri», contenente le sue celebri interviste a Bob Dylan, Jerry Garcia, Mick Jagger, John Lennon, Bruce Springsteen, Pete Townshend e Bono degli U2. Tutti bianchi e maschi, mossa non proprio felicissima nell’era di Black Lives Matter, Me Too e Lgbt+.
Come. minimo in America, una domanda sulle ragioni di questa scelta te la devi aspettare. E alla domanda sul perché non avesse inserito interviste di donne o musicisti neri, Wenner ha risposto: «Non è che siano incapaci di esprimersi, anche se, per esempio, provate a fare una conversazione profonda con Grace Slick o Janis Joplin… Per favore, capiamoci… Sapete… pure Joni (Mitchell) non era esattamente una filosofa del rock ‘n’ roll. A mio avviso, non soddisfaceva quel test», ha dichiarato al Nyt. «Tra gli artisti neri, Stevie Wonder è un genio, giusto? Immagino che quando si usa una parola così ampia come “maestri”, la colpa stia in averla usata. Possiamo dire che Marvin Gaye o Curtis Mayfield erano maestri? Voglio dire: non si esprimevano a quel livello», ha detto Wenner.
Il giornalista si è scusato attraverso il suo editore, Little, Brown and Company, dichiarando: «Nella mia intervista con il New York Times ho fatto commenti che sminuivano il contributo, il genio e l’impatto degli artisti neri e delle donne e mi scuso con tutto il cuore per questi commenti». Ha poi aggiunto: «Comprendo perfettamente la natura incendiaria e le parole mal scelte e mi scuso profondamente e ne accetto le conseguenze».
Wenner ha co-fondato Rolling Stone nel 1967, ne è stato editore e direttore editoriale fino al 2019. Ha anche co-fondato la Rock & Roll Hall of Fame, istituzione lanciata nel 1987. Nell’intervista, Wenner sembra riconoscere che dovrà affrontare un contraccolpo per la scelta operata nel libro. «Per amore delle pubbliche relazioni, forse avrei dovuto trovare un artista nero e una donna da includere anche se non erano all’altezza dello stesso standard sul piano storico, ma solo per evitare questo tipo di critiche».
Strana la vita. L’anno scorso, la rivista Rolling Stone, non più di Wenner, ha pubblicato la classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi e ha messo «What’s Going On» di Gaye al primo posto, «Blue» di Joni Mitchell al terzo, «Songs in the Key of Life» di Stevie Wonder al quarto, «Purple Rain» di Prince all’ottavo e «The Miseducation of Lauryn Hill» di Lauryn Hill al 10. Il suo fondatore, a quanto pare, è di avviso molto diverso. A meno che non abbia scatenato tutto questo cancan per vendere qualche copia in più del suo libro di interviste.