Alla fine anche Morgan ha avuto il suo programma televisivo. Lo ha inseguito per anni, tra il pluripremiato ruolo di giudice a X Factor, la piazzata di Sanremo 2020 e qualche apparizione da Amici in giù, lo ha ottenuto adesso: StraMorgan, co-condotto con Pino Strabioli, tra le migliori spalle Tv di sempre nei programmi di approfondimento culturale (ah, quei duetti con Paolo Poli!), si è preso quattro seconde serate di un’ora abbondante su Rai2.
Lo ha ottenuto dopo aver sfiorato, l’autunno scorso, l’incarico di consulente per la musica del sottosegretario al ministero della Cultura Vittorio Sgarbi. Morgan è forse il personaggio più divisivo dell’attuale scena musicale italiana: non sorprende che anche l’esperimento di StraMorgan abbia diviso.
Al di là di qualsiasi valutazione preconcetta, proviamo a parlarne per quello che voleva essere: un programma televisivo di divulgazione sulla musica. Come lo è stato, per due stagioni, Via dei Matti n. 0, co-condotto in fascia pre-serale su Rai 3 da Stefano Bollani e Valentina Cenni. Anzi: proviamo a parlare di StraMorgan proprio attraverso una lettura parallela con con Via dei Matti n. 0. Affinità vs. divergenze.
Affinità
- La divulgazione è cosa buona e giusta. La premessa, direbbero, i giuristi, costituisce parte integrante e sostanziale. È importante che in televisione si parli di musica, possibilmente nell’accezione culturale del termine. Sia in StraMorgan che Via dei Matti n. 0 era evidente questo intento. Giusto che la Rai, televisione di servizio pubblico, si faccia carico di uno sforzo produttivo di questo tipo. Al di là delle logiche di share. Per la cronaca: il progenitore comune di tutti i programmi tv di divulgazione musicale sono gli Young People’s Concerts realizzati per la Cbs da un certo Leonard Bernstein. Un format che Bollani sembra aver metabolizzato molto bene.
- Il piacere della scoperta. Guardi StraMorgan o Via dei Matti n. 0 e vieni più o meno a conoscenza di cose che non sapevi. Su Umberto Bindi, uno tra gli artisti più trascurati della storia della popular music italiana, come su Antonio Carlos Jobim.
- Gli ospiti. Sono il valore aggiunto di entrambe le trasmissioni. Si pensi al duetto con Tony Hadley di Morgan o alle apparizioni di Francesco De Gregori da Bollani.
Divergenze
- La scrittura. Via dei Matti n. 0 è un programma “scritto” secondo la sintassi della televisione divulgativa. C’è l’esecuzione del brano, la spiegazione di quello che hai sentito, l’esibizione dell’ospite, l’intervista. Qualcosa di concepito per essere essenziale. StraMorgan è dichiaratamente un programma fondato sullo straparlare di Morgan. Il frontman dei Bluvertigo si avventura in monologhi che non sai dove lo porteranno. Spesso torna sul canovaccio che gli è più familiare (David Bowie o i cantautori della scuola genovese), ma fondamentalmente il divagar gli è dolce.
- Servire o essere serviti. Questa è una delle differenze principali tra i due format: Bollani mette la propria smisurata sapienza musicale al servizio dell’argomento trattato; Morgan mette l’argomento trattato al servizio della propria performance. E questa è la principale debolezza di StraMorgan. Va bene tutto, ma aprire la puntata su Lucio Battisti con una tua poesia dedicata a Lucio Battisti non è esattamente un’operazione simpatia, non essendo tu un poeta. È come se Carlo Lucarelli omaggiasse Andrea Camilleri dedicandogli un blues.
- Qualità delle performance. Qui scopriamo l’acqua calda: Morgan non è Bollani. Nessuno è Bollani, perché Bollani è uno dei migliori musicisti che abbiamo in Italia con in più il dono sopraffino dell’(auto)ironia. Al contrario, non sempre le performance di Morgan a StraMorgan sono state impeccabili. Fossimo stati nel team di autori, qua e là, lo avremmo invitato a stare un po’ più schiscio. Ma si può chiedere a Morgan di stare schiscio?