Arriva lo spin-off per iscritto di Tre pezzi facili, la video-rubrica del Sole 24 Ore dedicata a figure e figuri della musica contemporanea. I primi a rispondere alle nostre domande sono i Ministri, rock and roll band italiana con sette album all’attivo, ultimo dei quali «Giuramenti», uscito a maggio di quest’anno.
«Voi ci volete comprare, noi ci vogliamo salvare»: è il ritornello di «Scatolette», il brano che apre il vostro ultimo album. Il pezzo parla della crisi della musica: le canzoni, nell’epoca dello streaming, sono diventate «scatolette»?
Le scatolette per noi hanno voluto dire cibo a poco prezzo nelle prime vacanze da soli, quando, per forza di budget, se volevi fumar sigarette tutto il giorno, dovevi accontentarti dei fagioli. Se oggi le canzoni sono fagioli – e per certi versi lo sono, a costo quasi zero, ben confezionate e dal sapore affidabile ma con l’odore della latta appena dietro – non si capisce allora chi dovrebbero essere le sigarette.
Nel disco c’è un pezzo che si chiama «Numeri» dove si parla di «Piccoli imprenditori con l’acqua alla gola: non sempre la loro». Chi sono questi piccoli imprenditori?Quelle di «Numeri» sono piccole diapositive degli ultimi due anni d’Italia o forse degli ultimi dieci. Il piccolo imprenditore della strofa che si dispera è quello che spesso dimentica quanto sia più difficile la situazione di chi sta qualche gradino sotto. Nel verso seguente, un po’ per provocazione un po’ no, definiamo piccolissimi imprenditori i rider che ci consegnavano la pizza durante i lockdown, persone che come capitale di partenza spesso hanno solo il loro corpo e, se va bene, una bici. Tecnicamente però la gara che stanno facendo – che chiamiamo nel pezzo «miraggio» – è sempre la stessa. Giusto così? Chissà.
Siete in giro da praticamente 20 anni. Che idea vi siete fatti sulla musica che si fa oggi in Italia?
Semplicemente: se l’attenzione che viene data alla musica nella settimana di Sanremo potesse essere spalmata su tutto l’anno, sarebbe già un Paese bellissimo dove far questo lavoro. E invece non va così. In più, abbiamo delle radio che fotografano una realtà musicale tutta loro, tutt’altro che rappresentativa di quello che passa nelle orecchie della gente. Che vuoi farci? Qui siamo nati e qui abbiamo cercato di farci sentire.
Il nostro format si chiama Tre pezzi facili. Ci indicate tre pezzi della vostra discografia che spiegano meglio chi sono i Ministri?
Te ne prendiamo uno dall’inizio, uno dal mezzo e uno dalla fine: «I soldi sono finiti», «Una Palude», «Esploratori».
Dicevamo prima che suonate insieme da 20 anni. C’è una cosa che non rifareste?
«Ritorno al futuro» ci insegna che anche una piccola variazione nel continuum spazio-temporale potrebbe provocare sconvolgimenti impensabili, quindi ci andiamo cauti. Probabilmente toglieremmo l’amaro – che fu presenza fissa dal 2009 al 2015 – dal rider backstage.
Qual è invece la prossima cosa che vorreste fare?
Un concerto dove la gente possa star sdraiata, un duetto con qualcuno che piace a tutti e tre e a cui noi piacciamo, un disco di b-side, un viaggio.