Andare ai concerti è un’esperienza relazionale: l’80% di chi si collega online a un portale di ticketing acquista biglietti anche per amici, familiari e partner. Un buon 37% compra per poi regalare. Più di un terzo degli utenti compra all’ultimo momento, quando è più difficile trovare disponibilità sui canali ufficiali. E così va a finire che due spettatori su cinque, tra quanti comprano all’ultimo momento, si rivolgano ai canali non ufficiali, ossia ai portali di secondary ticketing. Questo il quadro che emerge da una ricerca curata da Swg per conto di Assomusica. Lo studio è stato presentato al Senato dal presidente dell’associazione dei promoter Vincenzo Spera e dal ceo di TicketOne Stefano Lionetti, alla presenza del senatore del Pd Roberto Rampi. Il bersaglio è ancora una volta il cosiddetto emendamento Battelli che, dal primo luglio 2019, ha introdotto il biglietto nominale obbligatorio per gli eventi di musica pop e rock con almeno 5mila spettatori. Una misura giudicata inefficace, addirittura controproducente per gli operatori di settore che ne chiedono l’abrogazione attraversi la prossima manovra finanziaria. Il tutto a una manciata di giorni dalle polemiche per il concerto di Sting ad Assago.
Secondo lo studio di Swg, la nuova legge sul biglietto nominale è poco conosciuta dal pubblico e viene percepita in maniera ambivalente: se da un lato è apprezzato lo sforzo di ridurre il fenomeno del bagarinaggio, dall’altro si temono aumenti nel prezzo dei biglietti e, soprattutto tra chi è più abituato a muoversi sul mercato secondario dei biglietti, un rafforzamento delle organizzazioni criminali che rivendono i biglietti via internet. Il giusto scopo della legge, infatti si scontra con una serie di fenomeni che caratterizzano il processo di acquisto e che possono generare effetti perversi negativi. Da un lato raramente si va da soli ai concerti. Questo comporta che al momento dell’acquisto, molto spesso ci sia l’esigenza di cercare più biglietti per avere posti vicini, anche senza sapere con certezza con chi si assisterà al concerto.
Solo una minoranza degli intervistati da Swg è in grado di distinguere siti ufficiali e siti di secondary ticketing che, presentando spesso strategie di comunicazione aggressive e posizionandosi ai vertici dei motori di ricerca, drenano spesso potenziali spettatori ai siti di rivendita ufficiali. Se fino a oggi il dubbio sulla fonte presso la quale si andava ad acquistare un biglietto rappresentava un vincolo importante all’acquisto non da fonti ufficiali, la difficoltà di identificare i siti di secondary ticketing come fonti non ufficiali, può aumentare significativamente il numero di potenziali spettatori che vi fanno ricorso anche inconsapevolmente.
«Tra le cause principali del fenomeno del secondary ticketing – dichiara il residente di Assomusica Spera – figura il fatto che in Italia, fino a qualche anno fa, non esisteva una legge che lo vietasse e che chiedesse l’oscuramento dei siti responsabili di tale fenomeno. Anche grazie all’attività di Assomusica è stato possibile realizzare una legge del genere (la n. 232 dell’11 dicembre 2016, ndr), che tuttavia non è stata mai applicata. Da luglio è entrata in vigore una nuova normativa, che ha portato invece numerosi problemi non solo per le associazioni di categoria, ma soprattutto per il pubblico, italiano e straniero. Sono state svolte delle analisi che dimostrano chiaramente come l’attuale norma non funzioni, soprattutto in vista del fatto che non vengono applicate le sanzioni previste nei confronti dei veri responsabili del fenomeno del bagarinaggio online».
Gli fa eco Lionetti: «Ingenti costi e faticose operazioni di back office oltre a una presenza massiccia sui luoghi degli eventi, per rispondere ai problemi e alle richieste di persone disorientate. Frequentissimo il caso di chi acquista quattro biglietti tutti con lo stesso nominativo. Tutto ciò mentre il fenomeno del bagarinaggio è ancora ampiamente presente online. Dopo due eventi con biglietto nominale su 130 già messi in vendita dal primo di luglio, dobbiamo prendere atto del fatto che la normativa è di difficile gestione mentre non incide minimamente sul fenomeno e che non c’è alcun tipo di vera e propria dissuasione nei confronti dei siti in questione. Da parte nostra, insieme ad Assomusica e altri operatori del settore abbiamo presentato un esposto ad Agcom, già nel marzo 2019, per chiedere misure repressive contro il fenomeno del secondary ticketing come previsto dalla Legge, tuttavia queste tardano ad essere applicate».
Per il senatore Rampi, «quello che bisogna combattere è il macro fenomeno che non coincide con la decisione di uno spettatore di cambiare idea all’ultimo minuto o di regalare il proprio biglietto a un amico o a un famigliare. Se l’introduzione del nominale all’interno di eventi sportivi è motivata dal fatto che si sono verificati purtroppo dei casi di violenza, la stessa situazione non vale per i concerti, che rappresentano anzi un momento di divertimento collettivo. Una soluzione possibile è quella di applicare e far funzionare la norma che già c’è e di cancellare, invece, la norma che è stata introdotta dall’1 luglio», conclude l’esponente del Pd.