L’effetto «déjà-vu» in musica affiora spesso e volentieri, come sapevano bene Crosby, Stills & Nash. Ieri pomeriggio, di ritorno dal concerto dei Rolling Stones al «Lucca Summer Festival», si è immediatamente impossessato di noi. Apri le agenzie e leggi: «Il Codacons “sta ricevendo in queste ore le proteste di molti spettatori che ieri hanno assistito al concerto dei Rolling Stones a Lucca e che denunciano carenze sul fronte dell’organizzazione e disagi di vario tipo. Anche sui social network e sui siti di musica si stanno moltiplicando le proteste di chi, pur avendo pagato un regolare biglietto, non ha potuto godere pienamente del concerto”, spiega l’associazione in una nota, annunciando per domani un esposto in procura». E il testo continua: «gli utenti denunciano la totale inadeguatezza della location, che ha reso non visibile per molti il palco, ma anche l’insufficienza di bagni chimici, lo spazio ristretto per gli spettatori, la presenza di persone arrampicate su alberi e lampioni con ripercussioni sul fronte della sicurezza, code chilometriche e acustica non all’altezza dell’evento». Di lì a poco arriva la replica del promoter D’Alessandro & Galli: «Da fonti delle Questura ci risulta che non sia stato registrato alcun fermo nella serata di ieri e che i mezzi di emergenza abbiano dovuto ricorrere a interventi di pronto soccorso solo in due casi, peraltro di lieve gravità. Considerata l’affluenza importante di pubblico e il fatto che l’evento si tenesse in una location mai testata prima, si tratta di un risultato eccezionale per il quale ringraziamo le forze dell’ordine».
Per carità, ognuno si fa le idee sue a questo mondo, ma ci sarebbe da entrare nel merito. Ci sarebbe da dire che abbiamo lasciato le mura storiche di Lucca dopo l’ultima nota di «Jumpin’ Jack Flash» e, camminando a piedi in mezzo alla folla, abbiamo raggiunto l’albergo (distante un chilometro) in meno di mezzora. Diversamente da quanto spesso e volentieri succede quando si lascia lo stadio dopo una partita di punta del campionato di calcio. Ci sarebbe da dire che una città con meno di 90mila abitanti ha accolto 56mila persone senza grossi stravolgimenti di ordine pubblico. Anzi: il colpo d’occhio sulle nutrite truppe di polizia e carabinieri incuteva una certa sensazione di sicurezza, nonostante quelli attuali siano senza dubbio tempi difficili per gli eventi pubblici. Ci sarebbe da dire che, in tanti anni che seguiamo concerti, tantissime volte ci è capitato di non vedere il palco. Ma lasciamo stare.
Come dicevamo, incuriosisce soprattutto l’effetto «déjà-vu». Arriva l’esposto Codacons, ma l’esposto Codacons lo avevamo già visto da qualche altra parte. Lo avevamo già sentito annunciare in qualche altro contesto. Per il «Modena Park» di Vasco Rossi organizzato da Best Union a luglio scorso, per esempio, per gli «I-Days» di Monza organizzati da Live Nation a giugno scorso, ancora per Ed Sheeran a Torino a febbraio scorso. Se in Italia c’è un concerto importante, quasi sicuramente arriverà un esposto. Ribaltando il discorso, potremmo dire che se non arrivano esposti, allora significa che il concerto non è importante. Su questo almeno c’è ragione di credere che nessuno presenterà esposti.