Se fate musica improvvisata e, una volta tanto, volete togliervi la soddisfazione di lavorare (e pubblicare) in solitaria, è nata la casa discografica che fa per voi: si chiama Solitunes, ha base a Torino e si propone di pubblicare «solo dischi in solo». Solitunes, si legge nel comunicato programmatico che ne accompagna il battesimo, «nasce da un’idea di Federico Marchesano e Stefano Risso, due contrabbassisti e compositori molto attivi nel panorama della musica improvvisata e non solo, ai quali si aggiunge successivamente Francesco Busso, ghirondista, attento indagatore della folk music e grafico. Solitunes ha origine da una visione: un musicista su un’isola deserta con un microfono pronto per registrare davanti a sé. Solitunes si propone di documentare, quasi come se si trattasse di una indagine scientifica, il percorso interiore che un musicista compie durante la registrazione di un disco in solo. Un viaggio all’interno di se stessi e della musica alla ricerca del proprio suono, della propria voce. Solitunes non si pone alcun confine di genere musicale. L’unico vincolo è numerico, l’impresa deve essere compiuta da un solo musicista. Solitunes realizza per i propri cd packaging originali e innovativi, con una scrupolosa attenzione alla qualità grafica, utilizzando diverse tecniche, dalla bomboletta spray alla fustellatura». Tre le prime uscite: «La memoria dell’acqua» di Enrico Negro (sola chitarra acustica), «The Inner Bass» di Federico Marchesano (solo contrabbasso) e «Tentacoli» di Stefano Risso (solo contrabbasso). Una indie colta e ambiziosa che – cosa sacrosanta – non rinuncia a un po’ di sana autoironia: si veda il manifesto para-avanguardista. Come dire: meglio soli che male accompagnati. Da qualche collega musicista improvvisato che non sa improvvisare.