Il debutto risale a meno di un mese fa, 30 giugno 2015 per la precisione. Sarà per questo che in quel di Cupertino una volta tanto prevale la cautela. E chi voleva approfittare della trimestrale del colosso mondiale dell’informatica per fare i primi conti in tasca al temutissimo «Spotify fighter», a quanto pare dovrà aspettare: Apple Music e Beats 1, rispettivamente piattaforma di streaming e radio online di casa Apple, sono usati da «milioni e milioni» di utenti, ma quanti di preciso non è dato sapere.
Sul tema il ceo Tim Cook, parlando agli analisti finanziari martedì scorso, è apparso alquanto sibillino, proprio come è risultato a proposito di un’altra recente e celebratissima creatura della factory hi-tech californiana, l’Apple Watch. La società, secondo il pensiero espresso dal suo numero uno, è «entusiasta della risposta» al nuovo servizio musicale lanciato in oltre cento Paesi. Qui il riferimento ai «milioni e milioni» di utenti che già stanno beneficiando dell’offerta prova di tre mesi. Cosa accadrà quando, scaduto il periodo free, si passerà al servizio a pagamento non è affatto chiaro. Quanto a Beats 1, anch’esso secondo Cook avrebbe raccolto il favore di milioni di ascoltatori e l’adesione di più di 15mila artisti. A cosa si deve tanta prudenza? Negli Usa c’è chi se lo chiede e la risposta retorica, il più delle volte, finisce per trovarla nella scelta di non fornire troppe informazioni sensibili ai competitor. Poi c’è chi evoca la storica freddezza verso la formula della musica in streaming del fondatore Steve Jobs che in tutta probabilità mai si sarebbe imbarcato in un’avventura come Apple Music. Una volta tanto, in quel di Cupertino, si augurano che una visione del Profeta venga smentita dai fatti.