Siae e liberalizzazione, la versione di Ligabue: «La concorrenza non fa male». E poi l’appello a Apple: «Investa sui giovani autori»

Liberalizzare il sistema di riscossione del diritto d’autore? «La concorrenza non è un principio sbagliato. A volte porta tutti a fare meglio». Il value gap tra il giro d’affari delle piattaforme di streaming online e i reali proventi di artisti e autori? «Se qualcuna di queste grandi piattaforme investisse un po’ dei suoi profitti sui giovani non sarebbe affatto male». Così parlò Luciano Ligabue dalla Villa Reale di Monza (nella foto di F. Cavalletti). L’occasione è il lancio del concerto Liga Rock Park, ma lui è un ragazzo curioso, di quelli con un punto di vista sempre originale sul mondo. Gli chiedi del dibattito sulla liberalizzazione del collecting, sulla riforma della Siae in discussione in Parlamento e sulla clamorosa scelta di Fedez che ha lasciato la Società italiana autori ed editori per affidare il proprio songbook alla privata Soundreef, e lui non si sottrae: «Devo premettere che ne capisco poco di questi temi. Il sistema con il quale funziona la riscossione dei diritti mi è del tutto oscuro, tuttavia una cosa la voglio dire. Se è praticabile la scelta di affidarsi a una società alternativa a Siae, non la vedo sbagliatissima come cosa. Sono del parere che la concorrenza spinge a fare meglio». Quanto al tema dello streaming, segmento di mercato in crescita e al tempo stesso sistema che «restituisce» ad artisti e autori pochissimo rispetto al giro d’affari che muove a livello mondiale, il Liga nazionale fa l’esempio concreto di Apple: «Dovrebbe restituire molto alla musica. Invece di limitarsi a dare spazio agli artisti sulle sue piattaforme, dovrebbe favorire gli investimenti sui giovani. Lo streaming è una delle ultime ancore di salvezza del music business, ma dobbiamo aiutare chi deve farsi notare. Io sono qui perché nel 1990 c’erano le case discografiche e una di queste decise di scommettere su di me».