A The Voice of Italy vince Alice Paba, una Nina Zilli «in sedicesimo»

È l’arte a imitare la vita o la vita che imita l’arte? Gli antichi non facevano che chiederselo e pure noi postmoderni non scherziamo. Quando però si parla di musica, l’interrogativo, coi tempi che corrono, rischia di diventare un altro: sono i talent a imitare la musica mainstream o la musica mainstream che imita i talent? Prendiamo la quarta edizione di The Voice of Italy, talent che vedeva in veste di giurati Raffaella Carrà, Max Pezzali, Emis Killa e Dolcenera, la cui finale è andata in onda ieri sera su Rai 2: ha vinto Alice Paba (nella foto), 19enne laziale che ha presentato l’inedito «Parlerò d’amore». Testo semplice semplice, strofa ragamuffin, ritornello orecchiabile al punto giusto. Insomma, in quanto a coordinate musicali la ruspante ragazza di Tolfa, assistita da una altrettanto ruspante Dolcenera, si è proposta come una specie di Nina Zilli in sedicesimo. E la scelta ha pagato, perché la concorrente porta a casa un contratto discografico con Universal Music Italy da 200mila euro che, coi tempi che corrono, buttali via. Alice, con la cover «A mano a mano» di Riccardo Cocciante si è imposta di misura (50,19% di consensi al televoto) su Charles Kablan, ivoriano d’origine e bergamasco d’adozione seguito da Emis Killa, molto dotato in quanto a estensione, ma fatalmente impreciso negli acuti, sia che si trattasse di cantare la «Hello» di Adele, sia che toccasse confrontarsi con «Lay me down» di Sam Smith. Terzo Elya Zambolin, assistito da Pezzali e affezionato agli habitat di Cesare Cremonini. La vittoria di Alice era nell’aria, stesso dicasi della scelta della Carrà di abbandonare il suo ruolo di giurata del talent, annunciata nel corso della trasmissione. Del resto fa un po’ parte del gioco: il talent show logora chi lo fa. E pure un po’ chi lo guarda.